STANLEY nel 1968 ...
Diciamo che si presta, in questi tempi, una carrellata di Kubrick nelle sue dimensioni surreali, di "altro mondo".
Così iniziamo con 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO che non ha ovviamente bisogno di una nostra recensione. Uno dei miei film preferiti di Stanley Kubrick: ho voluto rivederlo anche a dicembre per cogliere ancora meglio delle sfumature e dei richiami filosofici che non colleghiamo subito la prima volta che lo guardiamo.
L'inizio è la base per comprendere tutto il film e l'intento del nostro mastodontico regista.
Si parte dell'origine dell'umanità. La scena si gira in Africa nell'era pleistocenica.Gli ominidi sono erbivori e non conoscono ancora il peccato originale.
Pian piano, dall'attenta osservazione di alcuni fatti, inizia la lotta che ancora oggi colpisce l'umanità: la lotta per le risorse. Istintivamente l'uomo conserva ancora quel ricordo primordiale: accaparrarsi le risorse.
Qui un gruppo di ominidi scopre un monolito e guardandolo attentamente dal basso verso l'alto, come una piramide, scoprono che esso taglia in due il sole e la luna invisibile ed è così che parte la vera scoperta dell'allineamento dei pianeti.
L'ominide scopre dentro di sé una potenza sconcertante e si accorge di essere al centro del pianeta. Tutto ciò accompagnato della trionfante musica "Così parlò Zarathustra" di Strauss, a dir poco geniale.
Con un osso dello scheletro di un suo simile, il nostro protagonista in questa fase iniziale che dura almeno una ventina / trentina di minuti , uccide un suo compagno, dando vita al peccato originale.
E poi cosa succede? dopo il peccato originale subentra la conoscenza ed è qui che incontriamo il richiamo filosofico di Martin Heideger - Essere e Tempo e il suo principio fondamentale che "ogni cosa costruita dall'uomo genera un distacco tra mondo naturale e mondo tecnologico".
Odissea nello spazio assomiglia per me ad una vera e propria danza in un brodo primordiale. Sembra di assistere a tutta la storia dell'umanità nella visione Kubrickiana. L'uomo fluttua nello spazio e diventa impotente tanto che ha problemi ad impugnare semplicissimi oggetti.
L'uomo però deve conquistare e deve trovare quel monolito disperso nella luna.
In accompagnamento a questa icona del cinema e a questi giorni di quarantena i grandi vini non potevano che essere due.
Iniziamo con un CANNONAU DI SARDEGNA DOC 2016 NEPENTE DI OLIENA, vino iconico tanto amato da d'Annunzio per le sue sbronze d'oro, una bella interpretazione di questo vitigno e tra quelle etichette da conoscere d'obbligo, come questa pellicola.
Dal color rubino con riflessi granato, al naso ritroviamo sentori di mirto, balsamici, mirtilli rossi, olive nere e leggere note scure.
Un vino robusto dal sorso persistente e intenso che riporta coi piedi per terra e la testa in cielo.
Punteggio 86/100
Proseguiamo poi sul dorso di un Carignano del Sulcis Riserva Buio Buio 2015, Cantina Mesa. Il colore rosso rubino profondo è preludio di un bouquet complesso che viaggia tra frutti di bosco, pugne appassite, cannella, vaniglia, karkade', alloro e note balsamiche.
La beva è avvolgente, il tannino ben equilibrato per proiettarsi oltre l'infinito ed oltre il pensiero.
Punteggio 90/100
Buona degustazione!!!
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