Indimenticabile e lungimirante L'uomo in fuga dimostra ancora una volta come il re da una semplice idea sappia trarre un romanzo di spicco e letteralmente geniale nella propria lucidità. Un thriller a perdifiato che anticipa così premonitore i successi più recenti di Hunger Games e Squid game andando a braccetto con La lunga marcia ,sempre pubblicata sotto lo pseudonimo di Richard Bachman ,chee consiglio vivamente per chi volesse un doppio viaggio nel distopico. In un'America in cui i giochi televisivi sono l'unica via di salvezza dalla povertà, BenRichards motivato della malattia della figlia sceglie di partecipare ad un gioco tra la vita e la morte in cui per un mese deve darsi alla fuga da tutti senza farsi riconoscere o verrà ucciso a sangue freddo. Una forte critica sociale ed ambientalista che attraverso la fiction sa mettere in luce gli scontri e le discrepanze create dal soldo, oltre che l'influenza dei media e della TV sottolineando le due strade da poter seguire: la necessità di ribellione a tutto ciò o in alternativa l' abbandono a delle regole sbagliate, proprio come in 1984 di Orwell .
"Le loro facce erano diverse per molti aspetti, ma identiche in uno: parevano stranamente incomplete, come quadri con dei buchi al posto degli occhi : dei puzzle con un pezzo mancante. Non sanno che cosa sia la disperazione, penso' Richards. Ecco cosa manca sulle loro facce, nei loro sguardi. I lupi non urlano nelle loro pance. I loro cervelli non sono pieni di sogni assurdi e marci, di folli speranze."
Una lettura leggera nonostante le tematiche anche grazie allo scompartimento del conto alla rovescia di brevissimi capitoli, che sanno racchiudere il lettore in "una specie di freddo torpore".
Il calice è un potente Barolo Docg 2017 di Vite Colte.
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