domenica 29 marzo 2020

SETTIMANA DA CLASSICONI: ULISSE DI JOYCE

Oggi super classicone ...

ULISSE di JAMES JOYCE



Noi spesso inauguriamo le nostre settimane con capolavori della letteratura e della cinematografia per i quali è difficile cimentarsi in recensioni che non siano banali e che non si limitino a raccontare la semplice storia e trama.
Così per semplificarci la vita abbiamo deciso di inaugurare la settimana dei classici con  un capisaldo della letteratura: l' ULISSE.

Curiosità: In questo poema che ha richiesto sei anni di intenso lavoro, di stesure e continue revisioni, Joyce oltrepassò i vecchi metodi della tradizione letteraria facendo sparire la figura del narratore che conduceva il lettore per mano lungo l'azione, sostituendola con una serie di narratori che emergono e scompaiono senza poter essere identificati. 
Assistiamo ad un occhio cinematografico che vaga casualmente per Dublino riprendendo squarci di vita urbana apparentemente privi di rapporti tra loro. La tematica del libro di Joyce invade la nostra privacy. Quelle che un tempo venivano considerate esperienze troppo private per la letteratura, come ad esempio l'andare al bagno, appaiono qui naturali.
Assistiamo a diciotto capitoli, diciotto luoghi, diciotto ore e momenti, diciotto stili, una miriade di personaggi e situazioni per raccontare l'eroecomica giornata di un ebero irlandese di origini magiare; l'agente pubblicitario Leopold Bloom.
Un uomo a spasso per Dublino dalle 8 alle 2 di notte del 16 giugno 1904: le sue azioni, i suoi pensieri, le azioni e i pensieri della città, della gente che incontra, di Stephen Dedalus, ovvero l'altra parte di sé, il giovane intellettuale in cerca di un padre (così come Bloom è in cerca di un figlio), di sua moglie Molly, ovvero il grembo da cui si salpa e a cui di ritorna.



Il vino in abbinamento è un CAGULARI Alghero DOC 2018 di Cantina Santa Maria La Palma. Un vino che rappresenta puro amore in quanto il vitigno cagnulari è stato salvato dall'oblio grazie a questi pochi produttori della zona di Sassari. 
Si tratta di un vitigno autoctono con un DNA parente del Graciano della Rjoia in Spagna. Dal color rubino con riflessi porpora ha un naso suadente, caratteristico ed elegante, con una verve che lo rende unico e molto particolare: macchia mediterranea, mirto, liquirizia, ciliegia, more, pepe nero crea una perfetta corrispondenza gusto olfattiva, intensa e persistente ma mai troppo impegnativa.
Un vitigno che ha vinto la sfida contro il tempo, conquistando un posto nel nostro cuore, proprio come la sua meravigliosa terra di origine.

Punteggio 94/100

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